Nella nostra società anche l’ingresso in una scuola o in una università, che dovrebbero essere i luoghi dell’educare e dell’apprendere, diventa un obiettivo da raggiungere. Ecco che torna preponderante la necessità di partire dalla propria debolezza e dalla propria fragilità per ritrovare il senso. “Quando sono debole, è allora che sono forte” (Corinzi 2-12.10) Cosa curiosa di questi tempi parlare di debolezza, di fragilità, di crepe della vita e dell’esistenza; ci si sente fuori moda, fuori tempo, fuori luogo.  Tutto intorno a noi rimanda a un’esistenza vigorosa, potente… insomma, una di quelle vite “che non devono chiedere mai”. Tutti ricordiamo quella pubblicità popolarissima un po’Leggi altro →

Un episodio accaduto a un’ospite di una delle comunità Lighea apre una riflessione importante: una persona con diagnosi psichiatrica ha il diritto di arrabbiarsi come chiunque altro se subisce un comportamento che giudica irrispettoso? Quanto continuiamo ancora oggi a definire una persona per la sua malattia, il tutto con una parte? Arriva una chiamata da una delle comunità: alle Poste una nostra paziente ha litigato con l’impiegata e sono intervenute le forze dell’ordine, si parla di un trattamento sanitario obbligatorio che poi non viene portato a termine. “Che cosa è successo?” chiedo alla giovane collega che mi spiega per filo e per segno l’accaduto. DopoLeggi altro →

Prosegue la serie di racconti e riflessioni sul tema delle separazioni. Anche se ogni separazione ha una storia assolutamente unica, perché unici sono i vissuti dei suoi protagonisti, è possibile individuare alcune tipologie ricorrenti che proviamo ad analizzare attraverso esempi liberamente ispirati a vicende reali, grazie anche ai contributi che ci avete inviato e che vorrete continuare a inviarci “Dottore, vengo da lei perché sono reduce da una relazione che si è rivelata tossica e sbagliata”. “Dottore, ho buttato via 5 anni della mia vita…”. Queste e altre sono dichiarazioni che spesso nel mio lavoro mi capita di raccogliere e che fanno da incipit diLeggi altro →

Sempre più accade di vedere schieramenti rigidi, posizionamenti pro o contro, soprattutto quando i temi sono di forte impatto emotivo. Ma questo si traduce nell’incapacità di cogliere la complessità e di stare realmente in ascolto dell’altro e in osservazione della realtà “Ofelè fa el to mestè”1, un antico proverbio milanese per dire che ciascuno deve fare il proprio mestiere. Eppure, non sempre si riesce a fare i conti con la propria competenza che, ovviamente, non può che essere limitata. Un tempo l’ex direttore del nostro giornale mi colpì con una sua arguta battuta. Gli uomini, mi disse, si possono suddividere in due categorie: quelli cheLeggi altro →

Quando una vita appare soddisfacente e ricca, cosa vuol dire essersela meritata? Come consideriamo, allora, chi la vita l’ha vista deragliare o prendere vie disastrose? Se si considera la propria vita una catena di casualità che si incastrano, la prospettiva si ribalta Ho ben poche cose di cui posso lamentarmi. Ho una buona posizione sociale, ho una famiglia che mi sta accanto e che mi vuole bene, tanti amici coi quali chiacchiero, qualche amico con cui mi trovo molto e un paio di amici speciali, di quelli che ti cambiano la vita. Ho studiato cose che continuo a studiare e a volte persino capisco, hoLeggi altro →

Sempre più spesso si cerca di dare un nome al proprio malessere, per sentirsi come gli altri ma anche per avere un “protocollo di cura” certo e incontrovertibile da seguire “Sono stato per 6 mesi in una relazione con una donna narcisista patologica…”“Soffro di dipendenza affettiva”“Ho un disturbo post traumatico da abbandono multiplo…” Sono solo alcune delle affermazioni che mi sono sentito dire dalle persone che bussano alla mia porta chiedendo aiuto. Per una strana bizzarria del destino o forse per un chiaro sintomo di modernità, spesso la parte più complessa, più intricata e rischiosa, quella della diagnosi, l’hanno già assolta loro. Fino a qualcheLeggi altro →

Dare una forma e un senso al proprio dolore sembra sempre più difficile, in una società che con la morte e la sofferenza riesce sempre meno a fare i conti”. Una società che non accoglie il limite e la fatica connessa, che fa del dolore una vergogna e una colpa. Il perimetro è sicuro, abbiamo costruito steccati, recinti alti e a prova di lupo. All’interno le pecore sono al sicuro, stanno bene, si sentono invincibili. Poi, ci sono anche i cani che fanno la guardia e proteggono dall’esterno, danno indicazioni, prevengono comportamenti pericolosi… A volte, però, in modo inaspettato accade l’inevitabile, a volte il lupoLeggi altro →

La fantasia, il sogno, la capacità di non prendersi troppo sul serio: e se fossero proprio queste le chiavi per comprendere al meglio se stessi e gli altri? E, forse, anche le chiavi per stare al meglio nella relazione d’aiuto “I bambini trovano tutto nel niente, gli adulti niente nel tutto”. Così il sublime Giacomo Leopardi descrive una delle caratteristiche più importanti della fanciullezza: la fantasia, il sogno a occhi aperti, i repentini sbalzi dell’umore, l’irrequietezza. Io da bambino ero un piemontese anomalo, che apparteneva a una famiglia altrettanto anomala; non era insolito infatti sentirci urlare, fare fracasso, cantare… tutte quelle condotte riprovevoli nella culturaLeggi altro →

Come lo sguardo ha a che fare con l’identità? Quel che siamo nasce dall’incrocio del nostro sguardo su noi stessi (e sul mondo) con lo sguardo dell’altro su di noi “Papà, guarda cosa ho imparato! Papà, guarda cosa sono capace di fare! Papà!” Per chi ha figli il richiamo è ben noto, frequente e inequivocabile. Antica questione che è alla base della costruzione della nostra identità, il nostro bisogno di essere guardati per esistere arriva da molto lontano. Da sempre abbiamo bisogno di sapere di esser visti, la stessa religione con quell’occhio nel triangolo è lì, ad esempio imperituro.  La chiamiamo identità, ovvero quel complessoLeggi altro →

Con la sabbia che man mano passa da una camera all’altra, con uno spazio che si svuota e uno che si riempie, la clessidra fa da metafora alla nostra vita. E se la prendessimo ad esempio, forse, potremmo anche correggere il tiro Clessidra, uno di quegli oggetti a me più cari, che mi ha sempre trasmesso la magia del tempo, del suo trascorrere. Anni fa, al supermercato, ne trovai una che mi sembrò essere inviata direttamente dal cosmo… durava la bellezza di 45 minuti, nel mio mestiere una cifra netta, la durata di una seduta. Da allora, dunque, girare la clessidra per dare inizio aLeggi altro →