Lo sguardo dell’altro mi aiuta a definirmi ma può diventare una prigionia, una confusione di aspettative soddisfatte e deluse. E la solitudine, che poco sopportiamo, può essere la chiave per tornare a noi stessi e capire ciò che profondamente ci appartiene «C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando sei solo, resti nessuno» (L. Pirandello) A leggere queste parole, leggerle di corsa o facendo surf sui possibili significati, si potrebbe pensare che dunque l’unico modo per sentire se stessi sia proprio quello di entrare in un ruolo, di connettersi con il mondo di fuori. Certamente il nostroLeggi altro →

In un momento storico in cui capire chi ha torto e chi ha ragione appare sempre più difficile, è necessario rivoluzionare la prospettiva, cambiare il linguaggio e provare a guardare la complessità Piccola storiella berbera: due persone stanno litigando. Un loro comune conoscente, vedendo che non si trova una linea comune di accordo, pensa di portarli dal saggio del villaggio, uomo giusto ragionevole e retto. Il primo entra nella tenda del saggio, spiega le proprie ragioni e il saggio sentenzia: “Hai ragione”. Entra il secondo, spiega le proprie ragioni e il saggio sentenzia: “Hai ragione”. A questo punto l’amico, sentendosi tradito dal saggio, irrompe nellaLeggi altro →

Il cammino verso l’autonomia e l’indipendenza passa attraverso la costruzione, spesso molto faticosa, di una presenza interna, di un “oggetto interno” che non ci faccia sentire soli. E questo vale per chi compie il cammino tanto quanto per chi lo accompagna. Che con quella costruzione deve aver già avuto a che fare. A volte accade che quando faccio il mio lavoro mi interroghi su come possiamo aiutare le persone a conquistare una posizione di maggiore indipendenza, di maggiore autonomia. Un traguardo, questo, che implica la costruzione, spesso molto faticosa, di una presenza interna o, come si dice dalle mie parti, di un oggetto interno cheLeggi altro →

In un momento storico in cui capire chi ha torto e chi ha ragione appare sempre più difficile, è necessario rivoluzionare la prospettiva, cambiare il linguaggio e provare a guardare la complessità Piccola storiella berbera: due persone stanno litigando. Un loro comune conoscente, vedendo che non si trova una linea comune di accordo, pensa di portarli dal saggio del villaggio, uomo giusto ragionevole e retto. Il primo entra nella tenda del saggio, spiega le proprie ragioni e il saggio sentenzia: “Hai ragione”. Entra il secondo, spiega le proprie ragioni e il saggio sentenzia: “Hai ragione”. A questo punto l’amico, sentendosi tradito dal saggio, irrompe nellaLeggi altro →

Siamo sempre più abituati a cercare l’utilità, la praticità, quel che serve. Ma se ben guardiamo, è proprio nell’inutilità che possiamo trovare lo spazio della nostra presenza più vera. Come ci insegnano i bambini e gli anziani. “Questa riflessione è inutile, non porta a niente…”; “Quante volte me lo hai già detto? Non ha senso che tu ripeta sempre le stesse cose…” Quante volte capita di sentire questo genere di discorsi, situazioni in cui ciascuno di noi sembra invaso improvvisamente dalla necessità di concretezza, dalla necessità di sentire un senso di utilità. I giovani la reclamano come necessità assoluta di poter fare, di poter incidereLeggi altro →

La complessità, da sempre, richiede la riflessione e la riflessione non è figlia della fretta. Cosa succede a una persona (e a una società) che il tempo non se lo concede più? Veritas filia temporis dicevano i nostri antenati, la verità è figlia del tempo, ovvero affinché si possa comprendere bene un fenomeno, oppure vedere se determinate strategie funzionano o meno, occorre stare nel tempo. Stare nel tempo però è un’operazione che non riusciamo più a fare, vivendo spinti da dietro e tirati in avanti. Lo spettacolo deve continuare, fermarsi per riflettere diviene una pratica assolutamente irricevibile, assolutamente inusitata.  Che ci piaccia o meno però leLeggi altro →

O forse dobbiamo cercarlo meglio Ad uccidere il sacro, a lasciarlo a terra esangue, è la superficialità, il pensiero prepensato, cotto ed impiattato, che ci suggerisce che in fondo l’importante è essere più degli altri, anche se non sappiamo cosa sia davvero essere. “Sacro è il sole che sorge negli occhi stanchi di un asino…” (F. Arminio) La poesia è il luogo della magia, la radura nella quale suono e significato si fondono e l’uno non può fare a meno dell’altro. Una persona cara mi ha donato questa e altre poesie che mi hanno fatto riflettere a lungo; curiosa cosa la poesia, alcune ti avvitanoLeggi altro →

Negli ultimi anni l’attenzione al trattamento del dolore è cresciuta e nella malattia oncologica o nel fine vita si riesce a rispondere in modo efficace per lenire le sofferenze. Ma la strada è ancora lunga per il dolore di chi deve convivere con la malattia mentale. “Non c’è un perché, solo qualcosa che manca, la pazzia è questa mancanza, è il pezzo tagliato via, prezioso, insostituibile. E fa male. Siamo lupi nella tagliola, che continuano a correre.” (Stefano Benni – Prendiluna) Lo ammetto, per me è un chiodo fisso quello di cercare, in prima persona, di avere contezza del dolore dell’esistenza, quello di cercare diLeggi altro →

Ci sono situazioni in cui vogliamo mostrare a tutti i costi quanto siamo dalla parte del giusto, quanto ci indigniamo, quanto il nostro pensiero sia “superiore”. Ma se questo servisse più a nutrire il nostro narcisismo che alla causa? L’estate, si sa, è il periodo dei tormentoni. Ai miei tempi c’erano quelli dei Righeira, poi ne sono arrivati molti, molti altri, non solo nel campo musicale, ovviamente. Forse sarà il terrore del vuoto che assale ciascuno di noi quando finalmente arriva il meritato riposo estivo, ma tendiamo a rimanere agganciati giornate intere a questo o a quel tema. I cani che mordono i bambini, leLeggi altro →

Sembra essere sempre più difficile avere a che fare con il lutto, il dolore e la morte. Come se non potessero far parte delle nostre vite, come se non ci fosse spazio per contattare quella parte di noi stessi Don… Don… Don…Tocchi di campana, quella grossa, isolati tra loro e distanziati da sei inesorabili secondi. Nove tocchi di campana, poi una sequenza più ravvicinata di due oppure tre tocchi in successione. Già dai primi tocchi la gente, gli anziani soprattutto escono di casa, vanno in strada e chiedono: “Chi è?”, allora una ridda di supposizioni: “Potrebbe essere il marito della Gina, è un po’ diLeggi altro →