Se l’etichetta è scaduta, come cercare il senso?
Avvicinare la sofferenza non vuol dire definirla, etichettarla, classificarla; richiede invece ascolto, pazienza, attesa, presenza. Ho letto, da qualche parte, queste parole di Chandra Candiani, la poetessa: «qualunque tipo di malattia ha un problema di comunicazione e le è necessaria la ricerca di una nuova grammatica». Parole misteriose che, all’improvviso, ne fanno accorrere prepotentemente alla mia mente altre: anoressie, bulimie, DOC, disturbi del comportamento, ADHD, depressioni. Acronimi e incomprensibili vocabolari si aprono davanti a noi: parole che allontanano, sospingendoci quasi in uno spazio in cui non possiamo che sentirci persi o inadeguati a capire. Tra i giovanissimi sembra siano in aumento le depressioni, i disturbiLeggi altro →