Nella parola fragilità c’è la stessa radice da cui deriva il termine “frammento” e che dice la nostra essenza. Ciascuno di noi non è che una minuscola parte del tutto, una crepa da nulla nell’Universo delle possibilità. Possiamo cercare di nascondere questa ferita e cavalcare il tempo della forza come se non dovesse mai esaurirsi, oppure decidere di assumere la vulnerabilità che ci abita e, attraverso di lei, respirare l’infinito.Leggi altro →

Se un discorso ci sembra difficile non ci viene mai il dubbio che sia colpa della nostra incompetenza? Avvertenza: la lettura di questo articolo è riservata a tutti quelli che hanno tempo da perdere in riflessioni e meditazioni e sconsigliata a quelli che vanno di fretta.  «Il linguaggio è la casa dell’essere ed i suoi custodi sono i filosofi ed i poeti», così Martin Heidegger nella celebre Lettera su l’umanesimo, parola che suona come una indicazione sempre valida, un faro gettato nel buio della radura del senso.  Il filosofo sembra dunque dirci che il linguaggio non è solamente una modalità di comunicazione, un modo per farci capire. IlLeggi altro →

La sofferenza psichica può nascere dalla presunzione di avere diritto a una felicità senza ombre e senza deflessioni. Secondo Galimberti, questa aspettativa più o meno conoscia ha una radice cristiana e nasconderebbe hybris, ovvero l’ingenua tracotanza descritta dai Greci, un popolo serio ed educato al senso del limite. Dai Greci possiamo ricavare una formula, sia per godere nel tempo della gioia sia per contenere il male nel tempo del dolore.Leggi altro →

Prendere sul serio i bambini. Non dovremmo mai dimenticare questo precetto. Vale per le domande che ci rivolgono, ma anche per le conclusioni alle quali arrivano quando noi adulti non siamo in grado di soddisfare la loro sete di spiegarsi il mondo e di trovare un senso al proprio essere-nel-mondo. L’identità che i nostri figli costruiranno si gioca in questo spazio, che è uno spazio corale. Troppe volte ce ne dimentichiamo.Leggi altro →

Quando si nasce al proprio ruolo di genitori, educatori o – aggiungiamo noi – strumenti della relazione d’aiuto? La riflessione di Franco Nembrini suona scomoda, perché scavalca qualsiasi cedimento al protagonismo e allo zelo di chi si appresta a “fare”, nella presunzione di possedere le chiavi per il ben vivere dell’altro.Leggi altro →

Il padre della teoria della relatività ci regala la sua idea di assoluto: una forza che non è quantificabile, che sfugge al controllo, che non conosce limiti e che per questo, forse, l’essere umano teme e mantiene al di sotto del suo potenziale trasformativo. Noi che amiamo le domande più che le risposte, questa volta non possiamo non essere d’accordo con il grande fisico.Leggi altro →

L’ottimismo della cultura cristiana, secondo Galimberti, ha incubato il germe che dall’interno ha corroso lo spirito di solidarietà e la priorità della persona rispetto alla Legge con cui lo stesso cristianesimo era nato. Recuperare la vocazione rivoluzionaria del Vangelo – vero dettato cristiano – – è possibile solo custodendo l’imperfezione, accettando la stortura che è nell’uomo e nelle cose, proteggendo l’ombra che accompagna il viandante. E qui Nietzsche ha un insospettabile alleato.Leggi altro →

Chi crede, anche nel dubbio si appella a una Risposta più grande, che disegna l’orizzonte e guida il passo nella notte. Eppure, se è un credente autentico, non può non ammutolire di fronte al dolore, allo strappo della perdita, all’inferno che brucia il desiderio di vita dell’innocente piegato dalla sorte. Nembrini vede il bene nascere dalla tragedia. Noi siamo con lui quando decide di restare accanto a chi soffre. Senza parole e senza ricette. Qui ci racconta come.Leggi altro →

Che la suprema legge alla base dell’economia sia in fondo una “malattia” inguaribile della specie umana? Diverte l’intelligente commento di Emilio Del Giudice, che promette una lunga carriera agli psicologi alle prese con senso di inadeguatezza e vissuti depressivi dell’homo oeconomicusproprio perché impossibilitati a riparare una falla che è “sistematica, strutturale e quindi incolmabile. Forse però la vera sfida è cambiare la legge.Leggi altro →

Qual è il rapporto di Einstein con il divino? Lui stesso parla di stupore per il mistero che risiede negli abissi dell’universo e al fondo del cuore dell’uomo. Lo scienziato a suo agio con le formule si perde come un bambino nell’ammirazione per l’armonia della natura, dove lottano gli opposti, secondo la lezione di Eraclito. E nel comandamento laico che Einstein ci consegna alla fine, la sua religiosità davvero unisce e raccoglie, nel senso originario della parola “religio”, tutti gli abitanti del pianeta.  Leggi altro →