Dopo la tanto chiacchierata Maturità 2020, rilanciamo il filmato in cui Franco Nembrini racconta un successo educativo nato là dove proprio non lo si aspettava. Noi vi leggiamo una prova che alla didattica a distanza, pur utilissima, mancheranno sempre i sussulti del “corpo in relazione”, ma cogliamo  anche un altro messaggio. Ai giovani va concessa l’esperienza della fatica: di studiare come di esporsi, di volare alto come di riconoscere il proprio limite. Proteggerli da tutto questo significa non solo ostacolare la loro crescita, ma anche negare ciò che chiedono. Forse qui il nostro amore, incapace di intercettare il desiderio dei ragazzi, confina con un certo inconsapevole egoismo.  Leggi altro →

Il cuore dell’insegnamento di Jung, secondo Umberto Galimberti, è nel concetto di individuazione. Ci sembra suggestivo l’esito che se ne trae: lo scopo dell’analisi non è tanto guarire da un disagio, quanto nascere a se stessi. Questo viraggio dal negativo (la terapia come cura per rimarginare uno strappo) al positivo (la terapia come via per l’autorealizzazione) sposta l’accento dal passato al presente e al futuro. Nel passato è più facile immaginarci statici e distribuire a terzi pesi e colpe. Nell’oggi, che è premessa per il tempo a venire, le nostre scelte conservano il potere di incidere sul reale e di far sbocciare – oppure avvizzire – quello per cui ciascuno di noi è al mondo. Qui cadono le scuse.Leggi altro →

Nel commento a un passo dantesco, Franco Nembrini propone una riflessione sull’amore che per una volta mette d’accordo ragione e sentimento. Chiunque di noi può accedere, pescando nella propria memoria emozionale, all’incanto dell’innamoramentoe forse cogliervi quegli accenti che Nembrini con Dante avvicina all’esperienza mistica. Ancora di più, però, ci colpiscel’accostamento tra il voler bene e il cooperare affiché la persona che amiamo compia il proprio desiderio, ossia realizzi il suo essere. Questo è ciò che dovrebbe muoverci nella relazione d’aiuto. Oltre la presunzione di sapere quale sia il bene dell’altro. Leggi altro →

Cosa ci spaventa della morte? Qual è il movente segreto che l’ha condannata all’ostracismo nella nostra cultura e nella nostra contemporaneità? Secondo Emanuele Severino, la morte è vittima di un grande inganno, che nasconde altre possibilità di lettura. Il richiamo del filosofo può apparire incompatibile con il razionalismo più spinto o con certe visioni celebrative della materia, che in fondo ci rassicurano, perché ciò che vediamo, tocchiamo e manipoliamo è in qualche modo sotto il nostro controllo. Eppure anche certe frontiere della scienza non possono escludere che la morte non sia la fine. Leggi altro →

Ci ha lasciato da poco, Emanuele Severino, un appassionato inseguitore della verità. Il suo pensiero, qui, rivela più che mai la parentela tra le scoperte della fisica e il domandare della filosofia. A noi le parole del maestro sembrano un invito a sospendere, nella relazione d’aiuto, la ricerca del cambiamento a tutti i costi come via per oltrepassare una situazione di difficoltà o medicare un dolore. Forse il superamento della crisi implica che si venga a patti con l’idea che ciò che accade semplicemente è. Gli stati del mondo e i sussulti dell’io vanno prima accettati. Poi, nel tessuto del tempo che li accoglie eLeggi altro →

L’intreccio delle mani è forse l’immagine più potente di quel contatto tra due persone che spezza la solitudine. A noi ricorda la regola aurea della relazione d’aiuto, che non è un “disporsi a fare” per l’altro, ma un modo di “essere con lui”: accanto alle sue paure, al fianco delle sue stanchezze, insieme ai suoi desideri e alle sue speranze. Leggi altro →