Un contenitore da riempire, oppure l’organo del pensiero che, attualizzando il passato, lo vivifica per preparare l’azione? Abituati ad associare la parola “memoria” ai dispositivi tecnologici che ci facilitano tanto la vita, abbiamo dimenticato le origini arcane di questa facoltà umana. Abbiamo scordato che la Protettrice del Ricordo – Mnemosyne – era la madre delle Muse, e che ricordare è essenziale tanto per apprendere quanto per creare. Forse ridurre la memoria a magazzino inerte di dati è più comodo e più rassicurante per noi che, come il ragazzino del video, ammassiamo cose, informazioni ed esperienze nell’illusione di costruirci una base solida in un mondo che ci sembra sempre più fuori scala e fuoriLeggi altro →

“La coppia perfetta: un po’ di proibizione e molto gioco”. Citiamo Roland Barthes in uno dei suoi Frammenti di un discorso amoroso per commentare questo video, che racconta la nascita di un amore e la sua ultima stagione, con il gioco a fare da collante tra la prima e l’ultima scena. All’inizio il gioco si insinua in una parola – “imbroglione” – bisbigliata all’orecchio di un uomo anziano e fragile. Poi arriva il flashback, che riporta l’uomo e la sua compagna di vita indietro nel tempo. Qui, i protagonisti sono ragazzini e il gioco si traveste da scherzo: è la provocazione di chi non prende sul serioLeggi altro →

Come è possibile che s’instauri un rapporto di familiarità con una persona mai incontrata? L’abbraccio alla grande artista ha unito tutta Italia, come fosse scomparsa un’amica o una parente. Cosa ci dice questo rispetto all’economia delle nostre relazioni? Gran parte della popolazione italiana si è ricompattata da Trieste in giù alla notizia della scomparsa di Raffaella Carrà. Io ho saputo grazie a un messaggio. “E’ morta la Carrà. Mi dispiace”. Subito è resuscitata una scena: mia sorella in salotto a tre anni, mentre osa le mosse di uno dei balletti più celebri “rubato” alla soubrette, agita i ricci neri e nella palla di vetro del suo futuroLeggi altro →

La divisione di campo tra “buoni” (quelli che si vaccinano) e “cattivi” (la minoranza che non lo fa o quelli che, facendolo, avanzano dei dubbi) non giova a nessuno. Anzi, mi pare condivida la stessa debolezza di chi pretende la soluzione perfetta Ce l’hai il green pass? È sornione il tono del collega, mentre attendiamo di essere ammessi a un evento. Rispondo divertita, ma sotto le parole ribolle una riflessione di altro segno.  Premetto che sono vaccinata, sostengo i vaccini e riconosco tutta la gravità della pandemia. Pure, coltivo più di un dubbio a proposito di come si sta affrontando l’onda lunga del Covid. StoLeggi altro →

Andare o restare. La vita e la storia pongono spesso di fronte a un bivio. Si può andare per disaccordo, paura, desiderio di puntare altrove la freccia dei propri obiettivi, consapevolezza di aver chiuso un cerchio o una stagione dell’esistenza. Si può restare per inerzia o coraggio, fedeltà o viltà, adesione convinta (all’esperienza, a un’idea, a un amore) oppure semplice abitudine. Non sempre siamo consci della scelta che compiamo, ma scegliamo comunque, anche quando ci sembra di non scegliere. Il filmato ce lo ricorda, mentre smonta gli alibi e ci dice forte e chiaro che ogni decisione implica il prendere posizione. Qui, un magnifico Morgan Freeman neiLeggi altro →

Fare un passo indietro, lasciare un ruolo professionale o sociale, e godersi l’atterraggio… Felicità, dea sfuggente, inafferrabile, presenza sempre temporanea: vi proponiamo il secondo contributo sul tema, dopo l’articolo del nostro amico Juaquin Otuvas. E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, avremmo l’emozione che quasi ci smarrisce di quando cosa ch’è felice, cade.” (Rainer Maria Rilke)  Molto prima che Fuori Testata chiedesse contributi sulla felicità avevo scelto la chiusa della X Elegia di Rilke come commento (più eretico che poetico, ahimé) al mio profilo di WhatsApp. Povero Rilke: lui opponeva il sussurro della lirica al fragore della tecnica e io saccheggio i versi del suo capolavoro per incastrarli inLeggi altro →

Il Covid ci ha espropriato dei gesti di affetto. Ci scopriamo apprendisti di un nuovo linguaggio della prossimità. Sii dolce con me. Sii gentile.E’ breve il tempo che resta. Poisaremo scie luminosissime.E quanta nostalgia avremodell’umano. Come ora neabbiamo dell’infinità.Ma non avremo le mani. Non potremofare carezze con le mani.E nemmeno guance da sfiorareleggere.  Inciampo in questi versi di Mariangela Gualtieri una sera, e la mia mente non li lascia per giorni. I pensieri vengono all’inizio calamitati dall’apertura – sii dolce con me. Un appello a rispettare la delicatezza di ogni essere umano. Poi s’impigliano nell’accenno al tempo. Ovvio. Da un anno a questa parte, ilLeggi altro →

Una stanchezza di fondo ci ha contagiato un po’ tutti nell’era del Covid: in attesa di tempi migliori possiamo escogitare dei rimedi Fatica. Mi pare sia questa la parola che condensa il vissuto delle persone incontrate di recente. Donne e uomini risparmiati dall’assalto diretto del virus, che scontano un lento logorio.  Nel mio spaccato personale (se escludo le situazioni più drammatiche), da settimane cambiano i volti, ma la cifra resta la stessa. Lavoratrici alle prese con conti che non tornano e figli che si contendono il PC per le lezioni online. Cinquantenni disposti a reinventarsi, ma appesi a una burocrazia che lo smart working nonLeggi altro →